Le sculture a figura intera e a mezzobusto

Il gruppo delle opere a tuttotondo, esposte al centro della sala, sintetizza il percorso artistico di Giuseppe Albano: dall’influenza di Domenico Trentacoste alla tendenza al “ritorno all’ordine” – a partire dagli Anni Venti, in pieno regime fascista – che mira a un recupero dei valori estetici, in equilibrio tra realtà e astrazione, e a forme classicheggianti o idealistiche, tipiche del Purismo, tutte reazioni al trauma dell’esperienza della Grande Guerra.

La scultura, in questo periodo, ha un ruolo marginale nel rinnovamento dell’arte. Gli artisti maggiori appartengono alla generazione precedente, dai rivoluzionari Vincenzo Gemito e Medardo Rosso ai principali esponenti della Scapigliatura, del  Liberty e del Simbolismo, ai protagonisti di “Valori Plastici”, come Arturo Martini.  Nel terzo decennio invece si continua a guardare all’arte del passato. Il tema è soprattutto il corpo umano, scolpito in modi anche molto differenti, ora influenzati dal grande scultore francese Auguste Rodin, ora più ispirati all’Antico.

In questo clima si inserisce la produzione di Giuseppe Albano, condizionata dall’influenza dell’amico e maestro Domenico Trentacoste.

Il gioco del doppio materiale di alcuni soggetti esposti, in gesso e bronzo (alcuni bronzi sono stati fusi dopo la morte dell’artista), aiuta ad apprezzare dettagli sia fisici sia psicologici: eleganti le figure del Busto di donna e della Psiche; rapisce la tenerezza di Eros e del timido fanciullo dello Studio per San Giovannino.