La chiesa abbaziale ai tempi di Desiderio

Negli anni del governo dell’abate Desiderio (1058-1086), Montecassino assunse un aspetto grandioso e monumentale, degno del grande prestigio, religioso e politico, raggiunto nel frattempo dalla comunità monastica. L’impresa più importante promossa da Desiderio fu la ricostruzione della chiesa abbaziale, già trasformata in precedenza dall’abate Gisulfo (796-817).

 

I lavori iniziarono nel 1066 e soltanto cinque anni dopo, il 1° ottobre del 1071, la nuova chiesa, intitolata a San Benedetto, fu consacrata da papa Alessandro II. Durante la Seconda Guerra Mondiale, prima dei bombardamenti del 1944, la basilica di Desiderio già non esisteva più: gravemente danneggiata nel 1349 da un violento terremoto, era stata rifatta in forme barocche fra Sei e Settecento.

 

Fortunatamente l’aspetto della basilica medievale è noto grazie alla Cronaca di Leone Marsicano (Chronica Monasterii Casinensis), monaco vissuto a Montecassino al tempo di Desiderio. La chiesa era a tre navate, separate fra loro da due file di dieci colonne, con tre absidi in fondo. L’area del presbiterio, rialzata di otto gradini, era dotata di transetto e separata dal resto dell’edificio tramite uniconostasi. Davanti alla basilica sorgeva un quadriportico preceduto da una scalinata.

 

Sempre grazie alla Cronaca di Leone sappiamo che Desiderio chiamò mosaicisti e scalpellini direttamente da Costantinopoli (l’attuale Istanbul), capitale dell’impero bizantino e centro di produzione artistica fra i più importanti del Medio Evo. Le colonne, i capitelli, le lastre di marmo del pavimento e dell’arredo liturgico provenivano da monumenti dell’antica Roma. Ad accrescere lo splendore dell’interno della basilica contribuiva una grande quantità di stoffe pregiate, icone, lampade e oggetti sacri, d’oro e d’argento, in parte importati anch’essi, come la manodopera, da Bisanzio.

 

 

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K.J. Conant, Ipotesi di ricostruzione dell’interno della chiesa abbaziale di Montecassino durante gli anni di Desiderio (da H. Bloch, Monte Cassino in the Middle Ages, Roma 1986, III)